Palestina, volontariato in giro per il mondo.
Benvenuto Dicembre.
Con lui torna la fantastica rubrica #iovolontarionelmondo. L’ospite di questo mese si chiama Laura e ha conosciuto Viaggio AnimaMente grazie alla segnalazione fatta da Ayni cooperazione.
Laura Truffarelli, 25 anni di Perugia è laureata in Comunicazione Interculturale, e attualmente frequenta il corso magistrale in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale dell’Università La Sapienza. Sin da piccola ha sempre sognato di viaggiare per il mondo, e ha iniziato da giovanissima, a 14 anni. Dopo un viaggio negli Stati Uniti, Laura si è recata in Danimarca per un anno scolastico all’estero, e, con il passare del tempo, ha trovato un’altra modalità molto bella di fare avventure: attraverso il volontariato internazionale. Grazie al quale si può viaggiare e, allo stesso tempo, venire a stretto contatto con la comunità locale, così da poterne conoscere i tratti culturali e, soprattutto, poter costruire legami. Ad oggi è ferma a Perugia, concentrata sullo studio e sulla cagnetta che ha adottato durante l’ultima esperienza all’estero, e progetta la prossima avventura in sua compagnia 😉
Dopo aver conosciuto meglio Laura siamo pronti ad ascoltare la sua esperienza di volontariato in giro per il mondo! Ecco la sua intervista.
Buona lettura.
Destinazione?
Nel marzo del 2016 sono partita per una esperienza di volontariato di un mese a Nablus, Palestina.
Con che associazione sei partita?
Non sono partita con nessuna associazione italiana o europea: volevo fare un’esperienza di volontariato in Medio Oriente. Da poco avevo fatto un viaggio “all’avventura” in Giordania, che, per diversi motivi, si è concluso in Palestina. Una volta nella West Bank, ho deciso che la mia esperienza doveva continuare, e ho cercato un’associazione locale che accettasse volontari. Tornata in Italia ho iniziato a prendere contatti e a pianificare la mia esperienza di volontariato con l’associazione palestinese Human Supporters Association, nata dopo un periodo di assedio della città di Nablus da parte delle forze armate israeliane. L’obbiettivo era quello di sollevare gli animi dei bambini della città, restituire loro la dimensione del gioco e farli sentire nuovamente sicuri per le strade, tra le loro case.
L’associazione ha già da anni esperienza di accoglienza di volontari dall’estero, solitamente attraverso il programma SVE (Servizio Volontario Europeo), ma accoglie anche persone non iscritte ad alcun programma.
Obiettivo dell’esperienza?
Gli obbiettivi di questa esperienza erano di natura personale, ed erano molteplici. Il più importante: volevo sfidare me stessa, confrontandomi con una realtà complessa come quella Palestinese, che regala tante emozioni.
Attenzione: non immaginatevi una Palestina diroccata, come se fosse un paesaggio di guerra. Questo vale probabilmente per Gaza, che, tuttavia, non ho visitato di persona e in merito alla quale non posso esprimermi.
Le città della Cisgiordania sono intatte e relativamente funzionanti. Immaginate, piuttosto, un popolo che non può mai contare sulla propria sicurezza, delle campagne in cui si combatte giorno per giorno con soldati che arrivano e pretendono e portano via, a volte distruggendo, delle strade dove non si può circolare liberamente, perché costellate di posti di blocco. Non mi pronuncio riguardo le situazioni dei terreni intorno agli insediamenti israeliani e dei campi profughi, solo perché non le ho vissute direttamente.
In un contesto del genere, la voglia di fare e di reagire è forte, e c’è un mondo da imparare.
Quanto costa questo viaggio?
Questo tipo di esperienza è stato totalmente autofinanziato. I voli per Tel Aviv sono relativamente contenuti, quindi parliamo di circa 250,00 euro andata e ritorno. I Paesi mediorientali, invece non sono proprio economici. Per il mese che ho trascorso nell’ostello dell’associazione ho speso circa 190,00 euro, mentre per le spese fatte per il vitto e per le uscite e visite del weekend penso di aver speso circa 350,00 euro.
Quali erano le attività del campo lavoro?
Human Supporters Association è un’associazione che, come accennato sopra, lavora con i bambini. Inoltre, con il tempo ha iniziato a svolgere attività ricreative anche per gli adulti della comunità. In sostanza, i miei incarichi erano quelli di aiutare nel dopo scuola dell’associazione, con l’insegnamento dell’inglese, e nel contribuire a laboratori ricreativi rivolti sia a bambini, sia ad adulti.
Cosa bisogna fare prima di partire per un viaggio come questo?
Prima di partire per un viaggio del genere bisogna prima di tutto mettere via un po’ di soldi: ripeto, il Medio Oriente costicchia. Non sono necessari vaccini particolari, ma consiglierei coprirsi contro l’epatite A e, per sicurezza, anche contro la meningite: le città palestinesi sono ad alta densità di popolazione, e ci sono molti trasporti pubblici da prendere, nonché luoghi pieni di turisti da tutto il mondo da visitare.
Forse la cosa più importante da fare prima di partire per la Palestina è armarsi di tanta pazienza, mettersi nell’ottica che una propria reazione irrazionale può avere ricadute non tanto su sé stessi, ma sulla comunità che ci protegge. E, soprattutto, bisogna raccogliere tutta la propria capacità di ascoltare senza giudicare: ogni palestinese ha una propria visione della situazione e di come le cose dovrebbero essere affrontate o risolte. Noi esterni non dovremmo permetterci di biasimare nessuno.
Come ti sei sentita al rientro?
Avevo molta voglia di spiegare la realtà palestinese, cancellare l’immagine della Siria distrutta che molte persone vi associano, e descrivere la frustrazione, la forza e la volontà di cambiamento del popolo palestinese. Volevo anche spiegare che per un’esperienza così non ci vuole coraggio, quanto, piuttosto, cautela nel proprio agire.
Sei più ripartita per altre esperienze simili?
L’esperienza in Palestina è stata la prima esperienza all’estero, ma già durante questa progettavo la successiva (Brasile, agosto 2016). Io vorrei lavorare nel mondo della cooperazione, e nel 2016 ho iniziato ad avvicinarmici in qualità di volontaria.
Da lì, sono partita per Brasile e Guatemala con associazioni italiane, e ho trascorso 12 mesi in Portogallo attraverso un progetto SVE. Anche adesso che sto finendo gli studi magistrali di Cooperazione Internazionale, sono volontaria presso una ONG qui a Perugia, e sono certa che dopo la laurea troverò una nuova esperienza da intraprendere.
Grazie Laura per aver condiviso con noi la tua importante esperienza e il tuo amore per la cooperazione internazionale. Un enorme in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
E noi ci sentiamo il prossimo mese con un altro articolo #iovolontarionelmondo!
Hai fatto un’esperienza simile a quella di Laura?
Contattami e ti intervisterò nei prossimi mesi!
[Photo credits: Laura Truffarelli]