Olanda, tour nella valle del formaggio.
E poi c’è un’Olanda che non ti aspetti.
Un’Olanda fatta di vetrate al primo piano delle case che danno nella strada, dove sbirciare dentro sembra quasi dovuto. C’è un’Olanda con una mentalità aperta: tra i primi a legalizzare i matrimoni gay nel 2001, ad accettare l’eutanasia e a capire che fare una guerra per combattere la marjuana non aveva poi mica tanto senso. C’è un’Olanda con la gente che sorride, talmente amichevoli e aperti che ti sembra di essere lontano dal freddo nord.
Esci dal ristorante alle dieci e mezzo di sera e c’è ancora la luce del sole, una lying down bicycle ti passa davanti a tutta velocità.
È un’Olanda lontana dalla turistica Amsterdam.
In questi giorni siamo stati ospiti dell’ufficio del turismo Olandese che con grande piacere ci ha portato alla scoperta della valle del formaggio, dove viene prodotto quello che qua viene chiamato senza mezzi termini “The Yellow Gold”.
E effettivamente non hanno tutti i torni. Proprio poche ore fa eravamo a Woerden, una piccola città olandese con neanche 60.000 abitanti. Nella piazza principale della città si stava svolgendo un’asta per comprare il primo Cheese Grass della stagione.
Che cos’è un Cheese Grass? Durante l’inverno le mucche da latte sono chiuse dentro i capannoni, con l’arrivo della bella stagione le porte delle fabbriche si aprono e gli animali possono finalmente tornare a camminare più o meno liberi e a mangiare l’erba dei prati. Ecco, il primo formaggio che viene prodotto da queste mucche con la pancia piena di erba viene chiamato Cheese Grass.
L’asta viene ripetuta ogni anno e questa mattina la forma di formaggio che si trovava all’asta pesava esattamente 125kg.
Inizi a farti un’idea di quanto il formaggio sia una cosa seria da queste parti? Dopo avere nominato il nuovo “Cheese King” del 2018, praticamente un nobel al formaggio, la forma di formaggio supersize è stata venduta per oltre 15.000€.
Abbiamo visitato la birreria Brouwerij De Molen. Una birreria che dal 2004 è cresciuta in maniera esponenziale. Ad accoglierci c’era Colin un ragazzo di poco più di 30 anni che con uno smisurato amore birraio e delle evidenti capacità gestionali è riuscito a far crescere passo dopo passo la De Molen fino a farla diventare una birra esportata in cinque continenti.
Hanno circa 20 birre che rappresentato il core business dell’azienda e sono prodotte in continuazione ma la cosa curiosa è che nello statuto della società hanno scelto di scrivere nero su bianco che ogni settimana una nuova ricetta deve essere sperimentata.
E così sono arrivati a sperimentare oltre mille ricette, imperial stout da oltre venti gradi, IPA incredibili con sfumature di miele e birre invecchiate in barili di whiskey, scotch e barboun.
Se questa storia ti interessa, ti interesserà anche sapere che da oltre dieci anni ogni ultimo weekend di settembre organizzano un festival con centinaia di stand diversi.
All’entrata del festival ad ogni prima persona di una certa nazionalità regalano un buono da spendere in birra e attaccano la rispettiva bandierina in una mappa del mondo appesa all’ingresso. L’anno scorso sono arrivati ad appendere 48 bandierine scoprendo che due ragazzi erano arrivati dalla Nuova Zelanda.
Stavano già in vacanza in zona e hanno deciso di andare al festival? Non esattamente. Sono venuti dall’altra parte del mondo proprio per questo festival e già che c’erano ci hanno aggiunto qualche giorno di vacanza.
Abbiamo camminato per Gouda, una città che sembra sospesa nel tempo. Per le strade c’è un’atmosfera molto rilassata. Tutto sembra al proprio posto e la tranquillità delle persone diventa una percezione concreta.
Ogni casa è particolarmente curata. Ovviamente fatta di mattoncini e con la bici, senza lucchetto, davanti alla porta di casa.
Graziosi tavolini con delle sedie davanti alla porte e fiori colorati ad aggiungere un tocco speciale. Tanto bello che viene quasi da chiederti dove siano le case disordinate, le case degli studenti che dell’ordine e della pulizia se ne fregano e le case di chi a fine mese ci arriva a fatica.
Inizi a pensare…. ma non fai in tempo. Perché al primo piano c’è un’altra grossa vetrata dove non puoi proprio fare a meno di sbirciare. Dentro c’è una signora di mezza età che sta lavorando al computer con una tazza di the in mano. La scrivania è rivolta verso la strada, talmente vicino che se la finestra fosse aperta potresti facilmente darle il cinque.
Il confine tra spazio pubblico e privato sembra veramente sottile. Causa o conseguenza della mentalità aperta degli olandesi?
“The front door is open, but the backdoor is illegal“.
Piccola nota sui coffee shop:
I coffee shop non facevano parte in alcun modo del nostro programma ma tra una birra e un bicchiere di vino l’argomento in Olanda è normale che esca fuori.
Con mio grande stupore ho scoperto che i coffeeshop possono si vendere al pubblico ma i loro fornitori non possono né crescere, né importare, né vendere cannabis. Proprio per questo motivo dicono sia normale vedere le consegne che avvengono la sera tardi.
E da chi sarebbero quindi tenuti a rifornirsi? Questa è una bellissima domanda alla quale non c’è una risposta ma rientra nella categoria di quella che qua viene chiamata la “zona grigia”. Una categoria di avvenimenti in cui il governo ovviamente sa ma suppone di non sapere lasciando quindi i cittadini regolarsi di conseguenza.