Storie e testimonianze, viaggio nel tempo.
Ricordi il post “Cronache dai margini” pubblicato su Viaggio AnimaMente qualche mese fa?
Oggi sono di nuovo in compagnia di Matthias Canapini per raccontarti un suo nuovo progetto. Questa volta parliamo della nostra Italia e facciamo con lui un viaggio nel tempo.
[Questo non è un progetto di volontariato ma ho deciso di posizionarlo in questa rubrica in quanto Matthias ha deciso volontariamente di intraprendere questa ricerca di cuore per condividerla con tutti noi!]
Matthias da qualche mese sta girando le campagne marchigiane [e anche altre parti d’Italia] alla ricerca di storie e testimonianze legate ai tempi andati, al mondo contadino e alla guerra soprattutto.
Che ne dici? Mettiti comodo e ascolta la sua nuova storia!
1) Un nuovo progetto in cantiere, di che si tratta questa volta?
Di ritorno dal viaggio in Oriente è come se avessi cambiato occhi. Ho cominciato a camminare per le nostre campagne, a prestare ascolto ai diversi dialetti della zona … cogliendo nuove storie, fermandomi a parlare senza fretta con gli anziani, personaggi estranei ai ritmi frenetici del nostro mondo.
Ben presto ho dato vita ad un progetto scanzonato mirato a raccontare le ultime memorie di vecchi contadini, partigiani, staffette, passando per le tradizioni, i proverbi o le leggende popolari marchigiane. Un viaggio indietro nel tempo, pulsante di ricordi e nostalgie. Un ritorno alle radici da raccontare con taccuino e macchina analogica.
2) Come mai hai scelto di intraprendere questa ricerca?
Quando ero in Birmania, dopo giorni di esplorazioni, ho incontrato Daw Moe Phout, una delle ultime donne Padaung (dette donne giraffa) del paese. Trovandomi di fronte a questa figura ancestrale, arcaica, ho subito pensato a quanta memoria, magia e differenza culturale si perderà dopo che gli ultimi nonni ci abbandoneranno.
Tornando a casa ho riflettuto tanto sul senso del mio vagabondare verso Est e pensando a casa e alla figura di Daw Moe, mi sono detto: “Memorabile, però anche mia nonna Maria di 95 anni, una volta morta, si porterà dietro i ricordi della resistenza, le filastrocche, i sorrisi e i dolori del secolo scorso”.

Da li è partito tutto, proprio dalla cucina di mia nonna, mangiando una fetta di crostata e bevendo un bicchiere di Tavernello.
3) Quali incontri hai fatto fino a questo momento?
Spostandomi da Cà Mazzalino a Elcito posso dire di aver raccolto all’incirca una trentina di testimonianze finora, prevalentemente legate al mondo contadino ormai scomparso.
Tra esse ce ne sono alcune più tradizionali, altre completamente bizzarre, come quella di Dario (1931) che all’età di otto anni ha addomesticato una pecora per recarsi a scuola, cavalcandola come fosse una bicicletta.
O Anna (1928) che giura e stragiura di aver visto cinque streghe vestite di nero ballare attorno a un fuoco, durante la notte di S.Giovanni del 1938.
Caterina (1930) incontrata a Palcano, tuttora responsabile del forno comunitario costruito in quel pugno di case, nonché infermiera improvvisata in caso di polmoniti o acciacchi.
Oppure Bruno (1915), che da giovane recluta fascista, invece di sparare contro due partigiani, li ha invitati in casa offrendogli un piatto di pastasciutta e innumerevoli bicchieri di vino.
Tante storie legate alla guerra, alle fiere paesane … l’autenticità di una vita passata a contatto con la natura, scandita dai ritmi del sole e del vento.
4) Quale ti ha colpito di più? Perché?
Forse le testimonianze che più mi hanno colpito sono quelle legate alla seconda guerra mondiale. Ti accorgi di come la storia sia una ruota, tutto torna incessantemente: le atrocità, gli eroismi, la pazzia e l’ironia, in un paradosso gigantesco senza tempo. Ti rendi conto che a pagare il prezzo più alto è sempre il popolo e molte delle dinamiche vissute dai nostri nonni si stanno ripetendo oggi, nell’indifferenza generale.
Molte storie raccolte anche fuori dalle Marche mi balzano spesso in mente. Il coraggio di Enrichetta (1923) staffetta partigiana del paesetto di Cevo, sulle Alpi lombarde.
Oppure la perseveranza di Ferruccio (1928), il più anziano supersite ancora in vita dell’eccidio di Marzabotto (BO).
5) Ti piacerebbe allargare la tua ricerca anche ad altre zone d’Italia?
Si, assolutamente! Mi piacerebbe raccogliere quante più testimonianze possibili, soprattutto in quelle regioni d’Italia più rurali e montanare, dove le tradizioni sono maggiormente vive e pulsanti rispetto ad altre zone.
Ogni viaggio o spostamento, ogni pretesto è buono per incontrare anziani o nonni di amici sparsi da nord a sud. Appena ho l’occasione cerco di addentrarmi nei bar più disperati e solitari, dove regnano grappe e partite a briscola.
6) Quali emozioni provi a sentire queste storie?
Le emozioni sono tante e contrastanti. Da una parte la bellezza della genuinità dei gesti, dell’atteggiamento umano e sensibile di gran parte degli anziani, dall’altra una completa alienazione dalla società odierna.
Ogni volta che torno a casa dopo un pomeriggio in campagna in compagnia di Walter, Ennio o Clara pare di ripiombare in un mondo estraneo, mutato drasticamente rispetto alle storie di vita appena ascoltate.
7) Alla fine della tua ricerca ne farai un nuovo libro?
Non ho ancora pensato a come condividere o diffondere queste storie. Sono ancora all’inizio, la fine, sempre se ce ne sia realmente una, è ancora lontana purtroppo o per fortuna. Vorrei solo cogliere finché possibile le ultime tracce di questi antichi portatori di saggezza popolare, per ripetere, anche tra cento anni … si, è davvero andata cosi.
8) Quando pensi ti riterrai soddisfatto delle testimonianze ricevute? Su cosa ti baserai? Numero, luoghi, persone, altro…?
Non ne ho idea, sinceramente non lo so! So solo che è una sorta di corsa contro il tempo per “salvare” quante più memorie possibili, affinché non vadano perdute ma tramandate a figli e nipoti.
Forse mi fermerò quando le persone capiranno che abbiamo delle vere e proprie ricchezze dentro le mura domestiche, valori umani da ascoltare e coltivare con rispetto.
Ti piace il nuovo progetto di Matthias?
A me tantissimo! Grazie a questo ho scoperto tante storie e mi sono fatta un bel tuffo nel passato.
Per questo non posso che fare un grandissimo in bocca al lupo a questo ragazzo che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere 🙂
Altri entusiasmanti e avvincenti racconti presto qui: su #iovolontarionelmondo.